BeReal: nuova frontiera dei social network o meteora passeggera?
Nato un paio di anni fa in Francia, BeReal sta conquistando in fretta il cuore degli italiani. Vediamo di fare chiarezza sull’ultima frontiera dei social network.
In un panorama social dove sembra contare solo l’apparire perfetto, la foto super patinata, le vite da sogno, si sta facendo sempre più spazio un nuovo social network dove invece sono l’imperfezione, il non preparato, l’immediato, a farla da padrone. Di cosa stiamo parlando? Di BeReal, applicazione francese sviluppata da Alexis Barreyat e Kevin Perreau, lanciata sul mercato nel 2020 ma rimasta in sordina fino all’estate 2022.
Di cosa si stratta? BeReal è un social network completamente diverso dai suoi competitor, pur mantenendo lo spirito di aggregazione e di piattaforma di incontro e scambio: all’utente viene inviata una notifica al giorno, in orario casuale, che gli dà due minuti di tempo per caricare una fotografia fatta col proprio cellulare, in quel preciso momento. Non c’è modo di barare, non si possono caricare foto esterne, ma solo scattare la foto direttamente dall’applicazione, che si attiva solo nel momento in cui arriva la notifica, e che utilizzerà sia la fotocamera interna che quella esterna: la nuda e cruda realtà, la vita in presa diretta. Di più, se non si pubblica la foto non sarà possibile vedere le immagini degli altri utenti, rendendo la partecipazione così obbligatoria. Le foto altrui (di coloro che non fanno parte dei tuoi “amici”) non si possono commentare ma si possono inviare reaction. Un mondo tutto nuovo!
L’applicazione nell’estate 2022 ha raggiunto numeri ragguardevoli: si parla di 20 milioni di download e più di 10 milioni di user attivi, portandola ad essere la prima app per download su tutti gli store mobile. Il perché di questo straordinario successo potrebbe apparire come misterioso, ma non crediamo che sia così, e pensiamo ci sia molto da dire.

Parliamo dei competitor
Non tutti navigano in acque cristalline e cominciano a sentire il peso dell’età, partendo da Facebook, il primo ad aver aperto la strada ai social network. Il suo pubblico nel tempo è cambiato così tanto da non essere più riconoscibile, l’età media infatti si è alzata moltissimo, e la piattaforma ha assunto caratteristiche che non sono più appetibili a un pubblico giovane e giovanissimo (e i numeri parlano chiaro, gli utenti da inizio 2022 sono in calo; certo la piattaforma ha numeri vertiginosi ma non può realmente pensare che rimangano sempre immutati…): per molti oramai è diventata solo un aggregatore di notizie, troppo rumoroso e poco coinvolgente, luogo pieno di fake news e di scambio di immagini di dubbio gusto (tutti odiano i buongiornissimi caffè, tutti, fidatevi). Oltretutto le politiche sulla privacy, non sempre cristalline, e quelle sul controllo dei contenuti, che definire poco adeguate è fargli un complimento, tendono ad essere dei veri e propri respingitori.
Vogliamo parlare di Instagram? La ribellione di quest’estate ha fatto notizia: la piattaforma, nata come luogo di pubblicazione di sole immagini, nel suo tentativo di rincorrere gli altri competitor ha perso parecchio del suo fascino iniziale. Prima le stories, poi l’IGTV, poi i reels… Il tentativo di far diventare i video il fulcro del social ha innescato una vera e propria rivolta, con celebrities del calibro di Kim Kardashian, con i suoi 330 milioni di follower, che hanno rilanciato l’hashtag #makeinstagraminstagramagain. Non approfondiremo qui quello che è successo, che meriterebbe un articolo tutto per sé, basti dire però che tutto il clamore suscitato dal battage mediatico è bastato affinché Adam Mosseri, a capo della piattaforma, facesse un passo indietro. Per quanto tempo, al momento, non è dato sapere, ma sospettiamo che il tentativo di forzare la mano sui video non sia del tutto archiviato.
E TikTok? La piattaforma cinese, nata nel 2016, nel 2020 ha raggiunto il miliardo di utenti attivi (rendendo evidente perché gli altri vadano alla rincorsa del suo successo). Il pubblico, per lo più giovanissimo, condivide e commenta video, e non sono pochi i casi di creator che sono diventati delle vere e proprie celebrità. Il social ha, per così dire, due facce: una ludica, divertente, che si esprime attraverso la condivisione di video simpatici, di balletti, gag, gattini che cadono; una più seria, dove si possono trovare contenuti di divulgazione scientifica, artistica, impegnata. Ogni faccia ha però il suo risvolto negativo… Sono moltissimi i contenuti fake, quasi pericolosi (un esempio, l’utilizzo, del tutto improprio, di una maschera viso agli acidi che ha causato così tanti danni da venire tolta dal mercato da alcuni paesi europei. Non è colpa della maschera, naturalmente, ma dell’utilizzo del tutto sconsiderato da parte di giovanissimi in cerca di facili like: il colore rosso fuoco la rendeva infatti molto interessante da vedere), pubblicati senza troppo criterio e senza alcun filtro. E per quanto riguarda l’impiego più serio, basta nominare la campagna elettorale italiana 2022 per risvegliare incubi non ancora del tutto sopiti (TikTokTak, non serve dire altro).

Una cosa accomuna tutti i social
…anche quelli che non abbiamo nominato: l’idea di apparire al meglio, una versione 2.0 di noi stessi, patinata e meravigliosa. Sempre perfetta, in un mondo che pare non avere spazio per imperfezioni e diversità. Per alcuni questo modo di vivere sta diventando davvero stretto, soffocante e ingestibile, limitante nel suo essere una gabbia dorata. Bellissima, ma pur sempre una gabbia; forse la pandemia ha contribuito a esacerbare certe sensazioni. In fondo, l’essere stati chiusi in casa per tanto tempo, il dover fare i conti con la caducità della vita, hanno messo molti di fronte a riflessioni più profonde, a una voglia maggiore di semplicità, immediatezza e realtà, ma quella vera. Lo vediamo nel mondo attorno a noi, in tanti fenomeni che, fino a qualche anno fa, erano impensabili: il quite quitting, l’utilizzo di meno make up, la voglia di stare più vicini, nel mondo reale, e meno sui social. Tanti piccoli segnali che le cose stanno cambiando, che il mondo visto da giovani e giovanissimi non è più quello degli adulti, che le loro condizioni sono diverse.
Forse il segreto è tutto qui, nella voglia di mostrarsi per quello che si è, nell’immediatezza che non è al momento possibile sulle altre piattaforme. Certo, nessuno vieta di pubblicare foto “brutte” su Instagram (e pare proprio che sia un trend in espansione, quello di preferire foto meno iper perfette, meno post prodotte, meno patinate, pur se un fenomeno al momento ancora embrionale), ma al momento le immagini (sia foto che video) che vanno per la maggiore sono ancora quelle da sogno, ma del tutto irreali.
Il nuovo social network BeReal poi pare una piattaforma che, per natura, sia respingente nei confronti di creator e influencer, al momento abituati al controllo maniacale delle immagini, ma non è detto che sia sempre così: non c’è limite alla creatività, e non è detto che, se saputa usare con intelligenza, anche BeReal non possa diventare terreno fertile per nuove menti e nuovi fenomeni.
Noi non vediamo l’ora di scoprirlo, e voi?


Bob Al Greene
Bob Al Greene è un illustratore newyorkese, tratta spesso temi inerenti ai social media, con evidenti richiami a possibili dipendenze legate ad un loro eccessivo utilizzo.