Cosa non è un Social Media Manager
Tanti consigli utili (e qualche verità scomoda)
Non basta saper postare su Instagram per diventare Social Media Manager. Scopri cosa non è un Social Media Manager, sfata i miti e orientati davvero nel digital marketing.
Nell’era dell’infodemia digitale, la figura del Social Media Manager è una delle più fraintese di sempre. C’è chi lo immagina come una sorta di mago multitasking capace di scrivere copy, girare video, risolvere problemi IT e pubblicare post mentre aggiorna il sito web. Spoiler ma no, non è così.
Questo articolo non è una guida tecnica, ma una mappa per orientarti nella giungla delle incomprensioni legate a questa figura professionale. Capire cosa non è un Social Media Manager è il primo passo per valorizzarlo davvero.

Non è il “tuttofare digitale”
Chiariamo subito il punto: il Social Media Manager non è l’uomo o la donna delle mille risposte. Se in un annuncio troviamo richieste tipo: “Cerchiamo SMM con competenze in SEO, montaggio video, grafica, gestione clienti, blog, newsletter e possibilmente anche cucina macrobiotica”… abbiamo un problema.
Questa figura professionale ha un focus preciso: trasformare i social media in canali di business, di branding, di customer care. Il resto può essere un valore aggiunto, ma non è il core.
Non è un grafico (ma deve saperci parlare)
Certo, può usare Canva o conoscere le basi di Figma. Ma non gli puoi chiedere di creare una brand identity completa, loghi vettoriali o infografiche per una campagna stampa, il Social Media Manager collabora con il grafico, lo guida con il brief, ma non è un designer professionista. Il rischio? Produrre contenuti visivamente scadenti e con scarso impatto.
Non è un videomaker (ma sa se un video funziona o no)
Girare e montare video è un’arte a parte. Sì, il Social Media Manager può creare reel, storie o TikTok, ma se parliamo di produzione video seria, parliamo di un altro mestiere, conosce i trend, sa che tipo di format può funzionare, ma non può sostituirsi a chi ha competenze tecniche e artistiche specifiche.
Non è un IT, né un tecnico di rete
“Non funziona il Wi-Fi! Chiedi al Social Media Manager!”
Ecco, no. Anche basta. Il fatto che lavori online non significa che sia anche un esperto in reti aziendali, server, antivirus o configurazioni mail…questa convinzione nasce da una profonda ignoranza sulle competenze digitali. E fa perdere tempo (e pazienza).

Cosa fa davvero un Social Media Manager
Il cuore del lavoro è qui. Un buon SMM:
- costruisce una strategia di contenuti coerente;
- sceglie i canali giusti;
- scrive copy efficaci;
- misura le performance;
- dialoga con la community;
-
guida le campagne sponsorizzate.
E tutto questo, con una visione precisa degli obiettivi di brand.
Conosce i numeri (e li sa spiegare)
Engagement rate, reach, CPC, CTR, ROI. Il Social Media Manager non è un matematico, ma sa leggere i numeri, interpretarli, trasformarli in scelte: è qui che si vede la differenza tra chi gestisce i social per hobby e chi li usa per far crescere un’azienda.
Collabora con altri professionisti
Un vero SMM sa che non può fare tutto da solo. Si confronta con designer, copywriter, fotografi, clienti (e sa fare influencer marketing https://www.direzioneweb.it/influencer-marketing-cose-e-come-sfruttarlo-al-meglio/): è una figura in mezzo al flusso, che orchestra e collega, più che accentrare. Chi pretende che sia un team intero in una sola persona… sbaglia il brief.
Perché c’è così tanta confusione?
Facciamo un giro su LinkedIn: 3 annunci su 5 cercano Social Media Manager con competenze che spaziano dallo sviluppo web al customer care. Il risultato? Il mercato si riempie di richieste irrealistiche e di offerte sottopagate e a rimetterci è la qualità del lavoro e la professionalità del settore. Probabilmente è anche colpa dell’idea che “sui social siamo bravi tutti” e spoiler: non è vero.
Pubblicare contenuti per un brand è molto diverso dal postare una foto della tua vacanza: serve una strategia, un tone of voice, un piano. Credere che “tanto bastano due post e qualche hashtag” è una delle principali cause di fallimento nelle strategie digitali.
I consigli utili per aziende e freelance
Non cercare un unicorno: cerca un professionista. Definisci con chiarezza:
-
obiettivi,
-
canali da presidiare,
-
risorse disponibili,
-
strumenti in uso.
E soprattutto: distingui il Social Media Manager dal Community Manager, dal Content Creator, dal Paid Ads Specialist. Sono ruoli diversi che a volte possono coincidere, ma non sempre.
Se sei un freelance, impara a dire di no e chiedi un contratto, non una promessa
Lavorare “a fiducia” non è una strategia. Chiedi un contratto con:
- durata,
- obiettivi,
- strumenti di lavoro,
- modalità di feedback,
- retribuzione.
Serve a tutelare te e chi ti assume ed è la base per un rapporto professionale sano.
Smontare miti per creare valore
Capire cosa non è un Social Media Manager è il primo passo per valorizzarlo davvero. In un mercato ancora troppo confuso e fuffoso, serve chiarezza, onestà, competenza: se sei un’azienda, scegli bene chi ti affianca; se sei un freelance, fai valere il tuo mestiere.
E se sei semplicemente curioso, diffida delle supercazzole digitali: sui social, come nella vita, l’apparenza inganna.

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Le foto sono state create tramite l’utilizzo di Chat GPT