Meta dice addio al fact-checking. E adesso?
Dopo la vittoria di Trump, tante cose sono cambiate. L’ultima, Meta che dice addio al fact-checking
Il 7 gennaio 2025, Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha annunciato una significativa modifica nelle politiche di moderazione dei contenuti delle sue piattaforme, tra cui Facebook, Instagram e Threads. La compagnia ha deciso di abbandonare il programma di fact-checking di terze parti, sostituendolo con un sistema di “Community Notes” simile a quello adottato da X (ex Twitter).
Questa mossa ha suscitato preoccupazioni riguardo all’aumento della disinformazione online e al ruolo delle piattaforme social nella gestione dei contenuti.
P.s. Qui dove tutto è nato!
Il nuovo sistema di “Community Notes” permette agli utenti di aggiungere note contestuali ai post che ritengono fuorvianti o imprecisi; quest’ultime sono visibili a tutti gli utenti e mirano a fornire informazioni aggiuntive per contrastare la disinformazione. Secondo Meta, questo approccio promuove una maggiore libertà di espressione e riduce gli errori di censura associati ai fact-checker di terze parti.

Le preoccupazioni degli esperti
Nonostante le intenzioni dichiarate da Meta, molti esperti e organizzazioni di fact-checking hanno espresso preoccupazione per questa decisione. Federico Faloppa, Coordinatore della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio, ha sottolineato che la modifica potrebbe favorire la diffusione di contenuti fuorvianti, soprattutto su temi sensibili come immigrazione e genere. Inoltre, la decisione di spostare i team di moderazione dalla California al Texas è vista come un allineamento politico con l’amministrazione Trump, noto per le sue critiche alle politiche di moderazione dei contenuti delle piattaforme social.
L’abbandono del fact-checking di terze parti potrebbe avere diverse implicazioni per la gestione della disinformazione online. Senza un controllo centralizzato, la responsabilità di identificare e correggere le informazioni errate ricade sugli utenti stessi e questo potrebbe portare a una maggiore polarizzazione, con gruppi di utenti che rinforzano le proprie convinzioni attraverso echo chamber, senza un confronto con fonti affidabili. Studi precedenti inoltre avevano dimostrato che il fact-checking può avere un impatto positivo sulla comprensione dei fatti, soprattutto se accompagnato da etichette di avviso.
La decisione di Meta di dire addio la fact-checking quindi può essere interpretata come una risposta alle critiche ricevute da parte di politici conservatori, in particolare dall’amministrazione Trump, riguardo alle politiche di moderazione dei contenuti. L’introduzione del sistema di “Community Notes” potrebbe essere un tentativo di allinearsi con le aspettative di una parte significativa dell’elettorato statunitense, favorendo una maggiore libertà di espressione e riducendo le accuse di censura.

Prospettive future
Con l’adozione del sistema di “Community Notes”, Meta si inserisce in un dibattito più ampio sulla responsabilità delle piattaforme social nella gestione dei contenuti. Mentre alcuni sostengono che un maggiore coinvolgimento della comunità possa portare a una moderazione più democratica, altri temono che possa facilitare la diffusione di disinformazione e contenuti dannosi; il futuro della moderazione dei contenuti dipenderà dalla capacità delle piattaforme di bilanciare la libertà di espressione con la necessità di proteggere gli utenti da informazioni false o ingannevoli.
Vanno precisate alcune cose che possono dare altri spunti di riflessione: l’azienda a cui Meta aveva affidato il fact-checking era un’azienda terza, non un ente indipendente, e questo può creare i presupposti per un controllo biased, non scevro da influenze. Nei fatti, questi anni di collaborazione hanno portato a molte censure erronee, date da un sistema poco “intelligente”.
Non siamo del tutto sicuri, però, che la direzione giusta sia quella di eliminarlo alla base, questo sistema, invece di implementarlo e migliorarlo… Perché, e questo è un aspetto enorme che non si può in alcun modo sottovalutare, moltissime persone, giovani e non, utilizzano i social come primaria fonte di informazione: se un giornalista ha un codice etico e deontologico da seguire, i social, che non sono considerati editori, no, e se tutto si può pubblicare, tutto può diventare vero nella mente di chi ha pochi strumenti per capire cosa sia una fake news. Ultimo, ma non meno importante, il fact-checking ha creato un cortocircuito nella mente dei complottisti: se una notizia viene bollata come fake news, allora è sicuramente vera, perché il sistema la vuole censurare.
Per risolvere queste questioni servono, a nostro parere, riflessioni molto più ampie e approfondite, e non abbiamo l’impressione che sia intenzione di Meta farle. Sarà quindi fondamentale monitorare gli sviluppi futuri per garantire che la diffusione di disinformazione non venga facilitata: la responsabilità di mantenere un ambiente online sano e informato rimane una sfida centrale per le piattaforme social e per la società nel suo complesso.
Vi invitiamo a restare con noi per vederne gli sviluppi.

Brian Britigan
Illustratore, artista e insegnante di Minneapolis. Nato e cresciuto a Iowa City, Iowa. Lavora come illustratore freelance dal 2015, ha creato immagini editoriali per pubblicazioni cartacee e online quali: The New York Times, Abrams Books, Minnesota Twins.