
Cosa serve per scrivere? Tanto, tanto, lavoro
Qui parliamo di ricerca, di sintassi e ispirazione. E di vera fatica
Per scrivere, in realtà, bastano carta e penna. Già. Ma questo non vuole essere uno di quei post nostalgici sui bei tempi andati e quindi serve un pc…nemmeno di ultima generazione.
Bukowsky diceva (TRIGGER WARNING: questo post sarà pieno di rimandi e citazioni) che chi si agghinda l’ufficio dello scrittore con scrivania e poltrona di design, MAC, moleskine e tazza fumante accanto pronti all’uso, in genere non scrive niente, perché non ha mai vissuto.
Ma noi, che abbiamo arrancato sulle dune di Arrakis, ci siamo innamorat*di Heathcliff più e più volte, abbiamo assaporato un whisky nella fumosa stanza-studio di Shirley Jackson, non crediamo che per scrivere bisogni necessariamente vivere.
Magari è vero l’esatto opposto e, facendo come Salgari, possiamo usare uno dei doni più meravigliosi che possediamo: l’immaginazione.
E poi? Cosa serve per scrivere e magari farlo bene?

La ricerca di fonti non deve diventare una trappola
La tua nemesi numero uno nel tentativo di scrivere è, inevitabilmente, il canto delle sirene della procrastinazione. Non c’è modo più efficace per ricordarsi tutte le commissioni, o i progetti collaterali, che dovresti fare se non fissando una pagina vuota e i computer hanno solo amplificato questa antica minaccia.
Probabilmente anche Hemingway aveva un sacco di distrazioni capaci di allontanarlo dal suo lavoro, ma almeno quando decideva di scrivere non aveva Pinterest o TikTok a portata di mano.
E parliamo dello scrittore che, la leggenda racconta, ha saputo scrivere una storia in sole sei parole: “In vendita: scarpe da bambino. Mai indossate.”
BUM!
Scrivere è un atto che richiede coraggio
La minaccia più sottile arriva attraverso la convinzione del tutto ragionevole che non si è mai nella condizione giusta per iniziare a scrivere, perché la ricerca non è finita. È una scusa plausibile, ovviamente; c’è sempre un altro articolo che si deve leggere; un altro post vagamente correlato che potrebbe essere utile.
Il periodo di ricerca prima della scrittura è estremamente piacevole, ti senti come un detective, nell’aria una sensazione di totale apertura, nessuna pressione. Ma per quanto sia seducente ti sveliamo un segreto; se ad un certo punto non decidi di scrivere, non finirai mai con le tue ricerche.
Quindi bisogna avere un approccio ben deciso. Si stima in partenza un tot preciso di informazioni generali per scrivere su un tema, per strutturare così gli argomenti principali e le idee, le questioni più complesse, per creare una solida base.
E poi si inizia a scrivere, con la consapevolezza che ad un certo punto ti imbatterai in un punto cieco, ma avrai un vantaggio: perché prima della scrittura la ricerca è più confusa, tutto ti appare come davvero interessante e imprescindibile, da infilare per forza dentro al tuo contenuto. Ma una volta che ci sei davvero dentro, i tuoi sensi si affinano e capisci subito se del materiale fa veramente al caso tuo o no.

La sintassi come stile
…che è il sottotitolo di uno dei migliori libri che possiamo consigliarti a tema scrittura, Artful Senteces di Virginia Tufte docente di Grammatica delle lingue europee rinascimentali.
Si tratta di un saggio dove, con un centinaio di esempi presi da romanzi diversi, si analizza il modo in cui le parole sono posizionate nel discorso, sottolineando come il significato slitta cambiando semplicemente la collocazione del verbo all’interno di un periodo.
Non ci sono esercizi o suggerimenti pratici ma nel capitolo finale sono raggruppati alcuni pensieri sorprendenti su ritmo, coesione, simbolismo sintattico e utilizzo dei tanto demonizzati avverbi: perché gli avverbi servono e sono utili se li sai gestire (anche se Stephen King li odia).
Analizzando parola per parola si capisce che il gioco di prestigio sta tutto lì: capire qual è la loro collocazione giusta in una frase. Evidentemente non è una cosa facile, quindi il saggio della Tufte non è per chi è alle prime armi nel mestiere di scrivere, ma è utile averlo nella propria libreria personale. E dargli una lettura ogni volta che se ne sente il bisogno, anche solo per sentirsi meglio.
Ecco uno degli esempi che più ci piacciono, dove il sapiente uso di parallelismi ha saputo tracciare linee profonde nella storia contemporanea dell’occidente: “Tutto ciò non sarà ultimato nei prossimi cento giorni. Né lo sarà nei prossimi mille giorni; né nella vita di questa Amministrazione; forse non lo sarà nemmeno nella nostra vita su questo pianeta. Ma cominciamo. Nelle vostre mani, miei concittadini, più che nelle mie, riposeranno il successo finale o il fallimento del nostro proposito.”
Si tratta di un estratto del Discorso d’insediamento di John F. Kennedy alla Casa Bianca.
Il segreto per scrivere. Tanto
Isaac Asimov ha detto: “Mi sveglio presto la mattina. Lavoro ogni volta che non sto facendo nient’altro. Non ho orari fissi. È solo che quando non sto facendo nient’altro, sto scrivendo. E non mi piace fare nient’altro“.
Nella sua carriera Asimov ha scritto 468 libri ed è diventato uno dei più grandi e prolifici scrittori di fantascienza; per lui non esisteva un blocco dello scrittore: suo padre gestiva un negozio di caramelle a Brooklyn e non ha mai sofferto di “blocco del negoziante“, cit.
Asimov si alzava alle 6:00 e lavorava dalle 10:00 fino alle 20:00 / 22:00, tutti i giorni. Ma non si limitava a scrivere: era segretario, dattilografo, correttore di bozze, assistente ricercatore, agente letterario. Anche così, ha prodotto circa 1.800 parole (pubblicate) al giorno.
Il che ci porta ad una conclusione. Scrivere non è romantico. Potresti, sì, scrivere dei libri romantici, ma l’atto dello scrivere non lo è.
Prova a chiederlo a David Foster Wallace, quant’era romantico scrivere. Sarebbe bello poterlo fare, ma primo, dovrebbe essere ancora vivo e, secondo, con tutta probabilità, David ti prenderebbe a male parole.

Conclusioni
Una cosa che non ci stancheremo mai di dire è che non esiste un unico metodo per scrivere. Puoi far riferimento ai più grandi del passato o del presente, ma non vuol dire che ciò che era giusto per loro, lo sia anche per te.
Un suggerimento che aiuta nello scrivere però vale sempre. Una volta che hai iniziato, non smettere. Mai. Smettere equivale a non migliorare e per migliorare devi scrivere.

Giovanni Colaneri
Autore e illustratore italiano, lavora per case editrici italiane e internazionali per bambini e riviste, come Einaudi Ragazzi, Mondadori Sperling & Kupfer, Centro Studi Erickson, Il Saggiatore e Internazionale Kids.