
I social network sono il male del mondo?
I recenti fatti di cronaca ci impongono una riflessione molto seria sugli effetti dei social network
Oramai lo sapete, amiamo smontare i fatti per arrivare al cuore delle cose, non ci accontentiamo di commenti di pancia. I recenti fatti di Roma, dove un bambino ha perso la vita in un terribile incidente automobilistico causato, a quanto pare, da un gruppo di youtuber, ci ha lasciati senza parole. Ci abbiamo riflettuto molto, e sembra arrivato il momento di fare il discorso: i social network sono il male del mondo?
Potreste pensare che siamo di parte, che con i social noi ci lavoriamo, potremmo mai parlarne male? Sì, potremmo, se serve, perché l’onestà e la franchezza sono caratteristiche insite nel nostro DNA (e non riguarda solo noi), e perché la comunicazione esisteva anche prima dei social, ed esisterà anche dopo.
Vorremmo iniziare col dire una cosa, scontata e banale ma che pare dimenticata dai più: i social network non causano gli incidenti, sono le persone a causarli. Questa ci sembra la pietra miliare su cui costruire ogni discorso, lucida e obiettiva, priva di giudizi. Continueremo con l’analizzare alcune cose sentite in giro, lette sui giornali, giudizi e pregiudizi, per provare a capire dove sta la verità. Seguiteci.

I social network causa di una deriva terribile della società
Sgombriamo il campo da ogni dubbio, non dovete amare i social network per forza, ma oramai fanno parte integrante della nostra società, e questo onestamente non si può negare. E pensiamo che non si possa nemmeno tornare indietro, perché il legame che si è creato non è più a un livello superficiale, da giocattolino del quale ci si stanca in fretta, ma è diventato molto profondo: Facebook è nato nel 2004…20 anni possono bastare per definirlo parte delle nostre vite?
I social non sono entità magiche dotate di vita propria, sono creati e composti da persone, e la responsabilità di qualsiasi cosa avvenga è di queste ultime, non di una stringa di codice.
Questi giovani sono attratti solo dalla celebrità e dai soldi facili
Ma davvero? E chi glielo ha insegnato? Guardiamoci allo specchio: la società tutta è responsabile della loro educazione, non solo la famiglia, una società che negli ultimi 40 anni è profondamente cambiata, nel costume e negli intenti. Pensiamoci prima di scaricare su questi ragazzi tutte le responsabilità. Ne ha scritto con grande acume Tlon un pezzo da leggere, rileggere e sul quale riflettere.

I giovani di oggi non hanno valori, sono tutti debosciati
- 1975. Massacro del Circeo. Tre ragazzi ventenni, di buona famiglia, torturano per ore due ragazze, e provocano la morte di una di loro.
- 1996. Quattro ragazzi ventenni lanciano un sasso da un cavalcavia e uccidono Maria Letizia Berdini. Fu solo il primo di una lunga serie di gesti emulativi, che continuano fino ad oggi.
- 2001. Erika de Nardo, 16 anni, uccide con l’aiuto del fidanzato la madre e il fratello.
Di delitti commessi da giovani e giovanissimi sono piene le cronache, ben prima dell’arrivo dei social network. Sono sempre esistiti e sempre esisteranno giovani problematici, chi più chi meno, pronti a commettere una bravata che si trasforma in un atroce delitto, o peggio. Non è una giustificazione, è un dato di fatto, e la società tutta deve impegnarsi molto di più nell’educare e aiutare questi giovani, magari provando a mettersi in ascolto.
Ai giovani deve essere vietato l’uso dei social
E qui, credeteci o meno, siamo in parte d’accordo. I giovanissimi, sotto i 13 anni, non dovrebbero aver accesso ai social network. È vietato per loro aprire dei profili, ma non se a gestirli sono i genitori; ragazzi così piccoli non hanno gli strumenti adeguati a capire cosa stanno usando, non ci sono forme di controllo da parte delle compagnie, e il divieto viene spesso e volentieri ignorato. Bisognerebbe fare molto di più.
I social network sono il male del mondo
Beh, qualche colpa ce l’hanno, non possiamo negarlo. Non tanto gli strumenti, i social network appunto, ma le compagnie che li gestiscono. Dagli scarsi controlli sull’età, passando per la cattiva gestione di notizie, fake news, hate speech e bullismo, delle immagini, e per finire dei soldi. Si torna sempre lì, ai soldi, non fanno gola solo ai giovani, ma anche alle big tech. La prima cosa che andava fatta, dopo l’incidente, era chiudere tutti i profili social di tutti i ragazzi coinvolti, e se non avessero provveduto loro, sarebbero dovuti intervenire dall’alto. Non è successo. Perché?
Perché sono arrivati tanti follower e tanti incassi, e ne parla benissimo Matteo Flora.
Cosa si può fare?
Non abbiamo fatto nomi e non abbiamo messo link alla notizia perché non ci preme entrare nel caso specifico, non è di nostra competenza, del resto, e non vogliamo dare altra visibilità ai tanti discorsi poco sensati che abbiamo letto sulla rete. Ma qualche idea su cosa si potrebbe fare ce l’abbiamo, e vogliamo condividerla.
Siamo profondamente convinti che la prima, e la più importante, cosa da fare, sia partire dai giovani. Non mettendoli alla berlina, all’angolo, ma piazzandoli al centro della scena: devono essere ascoltati, compresi, aiutati se serve.
È necessario fare ore di educazione civica a scuola, di educazione sessuale e di educazione digitale.
Servono professionisti del settore ed esperti di cultura visuale che li possano aiutare ad analizzare i social network, a capirli. Non prendiamoci in giro, i giovani sanno benissimo cosa NON devono fare sui social, le campagne sono sempre molto efficaci, ma sono sufficienti? A nostro parere, no. Non bastano poche ore per avere una cultura digitale, per capire per esempio quanto e come vengono manipolate le immagini (questo è un problema enorme e sottovalutato).
Il digitale è il presente e il futuro, non possiamo più permetterci generazioni analfabete digitali, e crediamo che anche chi si occupa di comunicazione possa e debba fare la sua parte.


Midjourney
Le immagini che abbiamo utilizzato sono state create tramite Midjourney: gli abbiamo richiesto suggestioni alla Renoir per rappresentare al meglio i concetti di questo post. L’avevi notato?