L’intelligenza artificiale e le immagini: nuove frontiere, nuovi interrogativi
Avevamo predetto un 2023 in cui l’intelligenza artificiale avrebbe dominato la scena. Non ci siamo sbagliati
In una recente fotografia si vede il Papa passeggiare per le strade di una città con un piumino candido enorme, un bicchiere di caffè in mano, e un crocifisso d’oro bene in evidenza sul petto. Che stile! Confessate, ci avete messo qualche secondo in più del normale a capire che non era una fotografia vera, ma un’immagine generata da un’intelligenza artificiale. Niente di cui vergognarsi, l’immagine era davvero fatta bene, ed era necessario soffermarsi sui dettagli per capire che era un fake.

La storia dell’intelligenza artificiale
Ne avevamo già parlato qui oramai l’intelligenza artificiale è un fenomeno inarrestabile e col quale è impossibile non fare i conti. L’intelligenza artificiale si è originariamente sviluppata negli anni ’50 e ’60 come un campo di ricerca che cercava di creare macchine in grado di svolgere compiti solitamente riservati agli esseri umani, come il riconoscimento vocale e la visione artificiale. Tuttavia, i progressi iniziali furono limitati e richiedevano un’enorme quantità di input umano. Negli anni ’90, i metodi di apprendimento automatico come le reti neurali hanno fatto passi da gigante. Questo ha permesso di creare algoritmi in grado di imparare da dati ed esperienze precedenti, senza la necessità di essere programmati da zero ogni volta.
Negli ultimi anni, la ricerca sull’AI per le immagini si è concentrata sulla creazione di reti neurali convoluzionali (CNN), che sono in grado di riconoscere e classificare le immagini con una precisione sempre maggiore. L’AI per le immagini è stata applicata in molti settori, tra cui la medicina, la sicurezza e il marketing.
In particolare, la CNN è stata utilizzata per identificare tumori in immagini mediche, monitorare il traffico e rilevare attività sospette in immagini di sorveglianza. In campo creativo, l’AI per le immagini è stata utilizzata per creare arte digitale e persino per generare immagini di moda.
Tanta strada che è ben lungi dall’essere giunta alla fine, e che richiede un livello di attenzione sempre maggiore: la nuova frontiera, infatti, dell’intelligenza artificiale e delle immagini ci pone di fronte a nuovi interrogativi.

Intelligenza artificiale: che tipo di immagini vengono create?
Qualche mese fa sono diventate super popolari alcune applicazioni per smartphone che, a partire da un ritratto, creano avatar artistici (come Lensa).
Tutti erano impegnati a creare versioni di sé stessi alternative, ispirate al cinema, ai fumetti, all’arte, ma è emerso un problema, una tendenza che non è stata colta immediatamente: le persone nere si vedevano rigenerate dalla AI con la pelle molto più chiara, e le donne con il seno molto più grande. L’intelligenza artificiale è razzista e misogina? Beh, chiaramente no, non ha una coscienza per decidere, ma chi la programma dovrebbe porsi qualche interrogativo. Sarà un caso che tendenzialmente programmatori e informatici sono maschi bianchi etero?
L’inclusione non è solo un argomento di cui riempirsi la bocca, ma anche una stretta necessità nel mondo contemporaneo.
Di chi sono i diritti?
Altro tema scottante, che non potrà rimanere teorico a lungo, è la questione diritti d’autore e privacy. L’intelligenza artificiale non solo crea nuove immagini, ma crea anche nuovi spazi che hanno bisogno di essere regolamentati in maniera chiara e univoca. Di chi sono i diritti di un’immagine generata dalla AI? Di chi ha inserito i comandi, dell’intelligenza artificiale stessa che ha generato il risultato, o dei programmatori che l’hanno creata e addestrata? Il discorso è molto complesso e non intendiamo affrontarlo adesso, ma è qualcosa su cui riflettere.
Per non parlare poi del tema privacy, anche qui si aprono nuove frontiere che, lo stiamo vedendo recentemente col caso ChatGPT, sono veramente complesse ma assolutamente urgenti.
Come tutelare la privacy degli utenti?
Su che tipo di immagini si allenano le intelligenze artificiali?
Hanno violato la privacy di utenti ignari?
Sono problematiche che non possono essere ignorate, e che a nostro parere meriterebbero di essere affrontate a livello comunitario e non locale, per creare una legislazione unica e chiara, dopo attenta valutazione non solo legale, ma anche etica e comunicativa. E con una certa urgenza: qui si parla di scrivere un futuro che è già arrivato e che non può attendere i lunghi tempi della burocrazia.
Come riconoscere un’immagine creata da un’intelligenza artificiale
Ora non siamo più limitati alla creazione di avatar e immagini artistiche, ma siamo di fronte alla creazione di vere e proprie fotografie, come nel caso del Papa. Diventa fondamentale essere in grado di riconoscere un’immagine fake, creata da un’intelligenza artificiale, da una reale: viviamo immersi nelle immagini e abbiamo la tendenza a dubitare delle parole, ma non di quello che abbiamo visto con i nostri occhi.
Come fare a distinguere allora fra le due?
- Controllare la fonte: chi ha pubblicato l’immagine è affidabile o no? È una regola generale che vale sempre, ma che viene spesso dimenticata.
- Guardare i dettagli: non fermarsi a uno sguardo superficiale, ma indagare i dettagli. Le mani, per esempio, sono uno dei punti deboli delle intelligenze artificiali, che faticano a processare tanti dettagli tutti simili.
- Fare una ricerca su Google immagini: sapevate che è possibile fare una ricerca Google partendo da un’immagine? In questo modo potrete saperne di più, magari qualcuno si è reso conto del fake e ne ha già parlato, oppure potrete avere conferma che la vostra immagine è vera.
- Arrendersi all’inevitabile: dubitare sempre di tutto. Non possiamo più permetterci il lusso di credere che tutto sia reale, bisogna imparare a fare i conti con un nuovo tipo di realtà.
L’intelligenza artificiale e le immagini ci stanno ponendo di fronte a tante sfide complesse ma stimolanti, e per chi si occupa di comunicazione è davvero un territorio tutto da esplorare, un po’ come sarebbe viaggiare su Marte. Affascinante, difficile, pericoloso, ma quel brivido della scoperta… Irrinunciabile!


Midjourney
Le immagini che abbiamo utilizzato sono state create tramite Midjourney . L’avevi notato?